Benvenuti! RCMagazine - Il Magazine della Rete Civica di Milano  
Home ·  RCM ·  Redazione ·  Il Tuo Account ·  Logout  
Menu
· Archivio Articoli da RCM
· Argomenti in RCM
· Classifiche
· Lista degli Aderenti
· Promuovi RCMagazine
· Sondaggi
· Statistiche
· Suggerimenti e Commenti

Novità in RCM
Logo PartecipaMi

Iniziative di RCM
Sito Partecipate: Just Do It! - La community delle PMI

Sito associazioni.milano.it

Comitato Milano per l'Uomo

S.O.S. Stazione Centrale

Droga su Web: osservatorio nazionale sulle droghe

Per approfondire i temi della Società: Ricerca Sociale & Storica


Spazio Promozionale

Partecipate.it - Just Do It!


Poesia e prosa
Scritto da Andrea Di Gregorio, pubblicato da Oliverio Gentile il 7-02-2005 alle 14:30
"
Raymond Carver ha scritto sia poesia sia prosa.
La stessa cosa vale per Victor Hugo, Leopardi, Manzoni.
Tornando ai contemporanei, basterà pensare a Eliot o a Pasolini.

Tutti questi scrittori, quando parlano del loro lavoro, non fanno una distinzione di ispirazione, ma semplicemente di modalità espressive. Certo, vi è una dimensione di maggiore immediatezza, a volte, nella poesia. Ma è solo un'impressione. Spesso la poesia nasce direttamente da un'"occasione", mentre un racconto, una prosa, può nascere da un insieme di stimoli e suggestioni più complesso, ma il lavoro che richiede rendere tutta la freschezza di questa impressione non solo non è qualitativamente diverso da quello che impone la scrittura prosastica, ma addirittura forse è maggiore: perché richiede concisione, precisione, concentrazioni massime.
Allo stesso modo un'istantanea di Salgado o di Mapplethorpe non sono meno "lavorate" di un film, nonostante possano sembrare immediate e spontanee. Anzi, proprio per essere così immediate necessitano di una grandissima consapevolezza preliminare.

Dice Carver: "In una poesia o in un racconto ... se le parole sono appesantite dall'emozione incontrollata dello scrittore, o se sono imprecise o inaccurate per qualche altro motivo - se sono, insomma, in qualche maniera sfocate - fatalmente il senso artistico del lettore non sarà affatto stimolato." (Il mestiere di scrivere, Einaudi, pp. 8-9)

Sulla questione, poi, che la poesia potrebbe addirittura essere più immediata, e magari meno meditata della prosa, dirò che a me pare proprio il contrario. E farò parlare Coleridge, che dice: "Prosa = parole nel miglior ordine possibile; poesia = le migliori parole nel miglior ordine possibile".
Capite bene quanto lavoro richieda soddisfare questa esigenza!

In realtà, la poesia, quella grande che è l'unica di cui vale la pena di parlare, si è sempre nutrita di sentimenti, certo, ma anche, e specialmente, di cultura, di letture, di altri poeti, di riflessione sulla poesia.

Ovviamente, quando parlo di cultura, non intendo affatto riferirmi a una cultura libresca, alla capacità di fare citazioni o di rifarsi a modelli letterari. Questo tipo di lavoro, se non è impinguato dall'autoanalisi delle proprie sensazioni, dall'audacia del mettersi in gioco con la scrittura, dà esiti spesso freddi e semplicemente accademici.

Mi riferisco a un uso profondo della lettura e della tecnica. Al fatto che tutto questo deve diventare il terreno di cultura della nostra poesia. La quale, però, non dovrebbe conservarne il sapore.

Quando Nazim Hikmet scrive le sue poesie sugli operai, sui poveri, lo fa sulla scorta delle sue letture socialiste, della sua passione politica, del confronto culturale che ha avuto con la Russia comunista, ma nel momento in cui scrive, tutto questo diventa un sostrato, un terreno... qualcosa di cui non sentiamo la presenza nelle sue composizioni, che ci colpiscono immediatamente per quel che sono: immagini potenti, richiami immediati all'emozione.

E quando Claudia nota, nelle sue poesie, l'influsso del culto panico dannunziano, ci rivela, immediatamente, nel suo giudizio critico, la non completa maturità della sua poesia. Fosse stata matura, il panismo dannunziano sarebbe diventato il suo panismo, ovvero la sua interpretazione, la sua realizzazione esistenziale e letteraria di quel panismo.

Ecco: cultura, letture, tecnica, sentimenti. Sono il terreno di cui non si può fare a meno per fare crescere la spiga. Ma la spiga non sa di terreno, né di concime: sa di grano, che è tutta un'altra cosa. Se la cultura, le letture, la tecnica non ci fossero, non ci sarebbe neppure la poesia. Ma la poesia se ne sa affrancare.

E, a questo punto, non vorrei che si confondesse la poesia, quella vera, con l'impressione lasciata da ciascuno di noi su un foglio volante in un momento di surplus emozionale. Ben difficilmente questa si può definire poesia, anche se, magari, ne trovate degli esempi, anche premiati, in molti concorsi poetici per dilettanti.

Non conosco, ovviamente, le poesie di Claudia e di Paolo, quindi non si sentano minimamente toccati...
Eppure ho letto tanta poesia nata "sul sorriso di un bambino", e francamente non vi ho mai trovato nulla di interessante. Nella maggior parte dei casi erano i pendant letterari di quei quadri che si vedono spesso in giro nei mercatini che raffigurano il pagliaccio con la lacrimuccia o gli stalloni bianchi che corrono, criniera al vento, sulla riva del mare, o gli chalet sperduti nella maestà delle Alpi innevate. Tutto fuorché pittura, non siete d'accordo?

Andrea

"
 
Login
User ID

Password

Non hai ancora un tuo account su R.C.M.?
Registrati ora!

Link correlati
· Arte e Sapere su RCM
· Cerca in "Arte e Sapere"
· Articoli by Andrea Di Gregorio


Articolo più letto nella Macroarea "Arte e Sapere":
Cucina islandese


Opzioni

Stampa questa pagina  Stampa questa pagina

Invia l'articolo a un amico  Invia l'articolo a un amico


 
Web site powered by PHP-Nuke

Tutti i loghi e i trademarks in questo sito sono un copyright dei rispettivi proprietari. Tutto il resto © 2002 by Fondazione RCM - Rete Civica di Milano.
Puoi diffondere i nostri contenuti tramite i file backend.php o ultramode.txt
Web site engine's code is Copyright © 2002 by PHP-Nuke. All Rights Reserved. PHP-Nuke is Free Software released under the GNU/GPL license.