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L'OPINIONE: in difesa della vita
Scritto da Paola Galli, pubblicato da Oliverio Gentile il 21-03-2007 alle 16:36
"Ci sono argomenti su cui è impossibile scherzare. Uno è la fame. Un altro è la pena di morte.
La maggior parte delle terre emerse abitate da uomini ancora oggi punisce qualcosa con la pena di morte. Basta fare le somme aritmetiche: Cina + Stati Uniti + popoli che applicano la Sharia. Cosa rimane? Poco. Spaventosamente poco. Quel poco, se veramente ha a cuore questo problema, dovrebbe unire le energie, dovrebbe rinnovarle, ringiovanirle, diffondere la cultura dell’intoccabilità della vita, su qualunque terreno culturale e antropologico si appoggi. E invece cosa fa? Va a fare le pulci a quelli che sono “avversari” su altri temi. Su altre questioni lo capirei, ma sulla pena di morte no. Mi ribello. È qualcosa di troppo serio, e le forze ci vogliono tutte, e intere. L’altro ieri leggevo di una donna e un uomo colti in flagrante adulterio e perciò condannati alla lapidazione. Siccome erano duri a morire sono stati “graziati” a pistolettate. Si, io che vivo nel Paese di Cesare Beccaria, leggevo. Loro schiantavano dopo tortura. E in questo preciso istante in qualche quadrante del globo qualcuno sta pagando i suoi errori rendendo la vita. E nei pochi paesi che hanno abbandonato la pena di morte molti ne invocano il ritorno. Unire le forze, unirle! Prendere un documento ufficiale della Chiesa e contestare la virgola dopo il terzo paragrafo a sinistra non aiuta nessuno. È giusto mostrare l’irrazionalità di alcuni documenti, perché i documenti si possono emendare. E' meno dignitoso trasformarlo in arma impropria per dimostrare altre tesi.
Contano i fatti. La Chiesa oggi è la più grande entità sopranazionale che si batte contro la pena di morte. Tutti (se vogliono) ricordano le parole di Giovanni Paolo II a favore non solo di presunti innocenti ma di ogni genere di farabutto condannato a morte, per il solo fatto che è uomo. Solo in Italia c’è la comunità di Sant’Egidio che promuove continue azioni di sensibilizzazione... Ma non è giusto continuare l’elenco. Sarebbe accettare la logica della divisione. Sarebbe come lottare contro la cultura della guerra e non trovare di meglio da fare che discutere del terrificante esercito delle guardie svizzere.
Ci si può girare dove si vuole, ma la Chiesa è se stessa proprio quando riconosce un Dio in quel giovane uomo condannato a morte dopo due rapidi processi e un’inutile tortura.

Comunque non si parla mai abbastanza di questo argomento, ringrazio chi lo porta ad evidenza.

Paola


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