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Giorno della Memoria della Shoah (27.01.2007)
Scritto da Amoha Danani, pubblicato da Oliverio Gentile il 26-01-2007 alle 17:36
"
Il 27 gennaio 2007 si terrà l'annuale giornata in ricordo delle vittime dello sterminio degli ebrei durante gli anni del nazi-fascismo.

Per tutte le informazioni relative agli eventi della giornata commemorativa vedere:

a cura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI):
http://www.ucei.it/giornodellamemoria/index.htm

a cura del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano (CDEC):
http://www.cdecdbase.it/Giorno_della_memoria.asp?id_pagina=13&id=3

a cura del Ministero della Pubblica Istruzione italiano:
http://www.pubblica.istruzione.it/shoah/

sito web di Yad VaShem, il memoriale a Gerusalemme:
http://www.yadvashem.org/

a cura della Task Force for International Cooperation on Holocaust Education, Remembrance, and Research:
http://taskforce.ushmm.org/

Con una risoluzione approvata il 1. novembre 2005, le Nazioni Unite hanno deciso di associarsi dal 2006 a questa commemorazione annua:
http://www.un.org/News/Press/docs/2005/ga10413.doc.htm

Per ulteriori dettagli, vedere anche la cartella "Shoah" presente nello spazio informativo "Volti d'Israele" della RCM dedicato allo Stato d'Israele.

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Tratto da repubblica.it
http://www.repubblica.it/2007/01/sezioni/politica/shoah-dibattito/approvato-dd-mastella/approvato-dd-mastella.html

Pene fino a 3 anni per chi diffonde idee sulla superiorità razziale e fino a 4 anni per chi commette o incita a commettere atti discriminatori
Sì del Consiglio dei ministri al ddl Mastella. Le idee antisemite saranno reato
Viene istituito un Osservatorio sull'antisemitismo in Italia e il finanziamento di un programma di educazione sulla Shoah
ROMA - Chi nega l'Olocausto potrebbe essere perseguito penalmente. Ecco quel che prevede il disegno di legge - sei articoli in tutto - presentato dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, approvato oggi all'unanimità dal Consiglio dei ministri, un provvedimento che tuttavia non fa riferimento diretto al negazionismo della Shoah ma si riferisce, in generale, "ai delitti di istigazione a commettere crimini contro l'umanità e di apologia dei crimini contro l'umanità".
Il progetto amplia e rende più severe le norme per quanti propagandino la superiorità razziale, e quanti commettano, o incitino a commettere, atti persecutori. Il ddl prevede che venga punito con una pena sino a tre anni chiunque diffonda idee sulla superiorità razziale e prevede una pena dai sei mesi a quattro anni per chiunque commetta o inciti a commettere atti discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o compiuti a causa del personale orientamento sessuale o dell'identità di genere.
Nel ddl Mastella non compare alcun riferimento specifico al negazionismo della Shoah, come invece era stato ipotizzato in una prima stesura del testo. Il ddl di fatto reintroduce le norme del 1993, previste dal decreto Mancino sulla discriminazione per motivi razziali, etnici nazionali o religiosi che erano state depenalizzate dalla legge sui reati di opinione votata nel 2006 sotto il governo Berlusconi.
Con le nuove modifiche alla legge 2006, dunque, si torna al passato. Basterà semplicemente "diffondere", pur senza fare "propaganda", idee antisemite o sulla superiorità e l'odio razziale per essere perseguiti. In questo senso, dipenderà dall'interpretazione che daranno i magistrati alle nuove norme - viene fatto notare da tecnici del ministero della Giustizia - se le idee o le esternazioni di storici o opinionisti negazionisti della Shoah possono considerarsi o meno diffusione delle idee fondate sulla superiorità o l'odio razziale.
Infine, il disegno presentato dal Guardasigilli prevede che gli assegni vitalizi per i perseguitati politici e razziali non incidano sui limiti di reddito. E' quindi ora possibile il riconoscimento dell'assegno e della pensione sociale indipendentemente dal reddito. Il ddl include il finanziamento di un programma internazionale di educazione sull'Olocausto.
25 gennaio 2007


Tratto da UCEI, Unione delle Comunita Ebraiche Italiane
http://www.ucei.it/news/newsDett.asp?id=178
23/1/2007 19.00
Gattegna su negazionismo
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è contraria all'introduzione nella legislazione italiana di reati di opinione e di questo principio gli ebrei sono fermi sostenitori. Gli ebrei conoscono, per formazione culturale e per esperienza diretta, quanto sia importante il rigoroso rispetto dei principi generali di libertà sanciti in Italia dalla Costituzione e dalle leggi. Fra questi principi spicca per importanza quello della libertà di pensiero e quindi di manifestazione del pensiero. Nel corso di un recente incontro con il Ministro della Giustizia Mastella si è concentrata l'attenzione sulla pericolosità della diffusione di una forma di propaganda politica che si basa sulla deliberata falsificazione di fatti storici. In particolare la frequente riproposizione di tesi storiche negatrici dello sterminio nazista assume i connotati di una vera e propria istigazione alla perpetrazione di nuovi e più orrendi crimini contro l'umanità. Si è assunto pertanto l'impegno a collaborare nella ricerca di strumenti legislativi adatti a contrastare questo preoccupante fenomeno sia nell'ambito italiano che in quello europeo, in tutti i casi si dovessero ravvisare gli estremi di discriminazione, incitazione all'odio e antisemitismo.


Tratto da corriere.it
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/01_Gennaio/25/shoah.shtml
Gli applausi delle comunità ebraiche
Reato le idee razziste. Pene fino a 4 anni
Approvato all'unanimità il disegno di legge Mastella: sparito il termine negazionismo e la «circostanza aggravante»
ROMA - Alla fine, la mediazione escogitata dai tecnici del ministero della Giustizia per l'ultima stesura del ddl-Mastella ha messo tutti d'accordo: unanimità in consiglio dei ministri, applausi delle comunità ebraiche e nessuno strappo con i 200 storici che avevano sottoscritto un appello per bloccare chi, nel governo, intendeva procedere con l'introduzione nel codice penale di un reato specifico contro il negazionismo della Shoah. Qualche malumore contro l'iniziativa di Mastella l'hanno espressa ancora ieri il sindaco di Roma, Walter Veltroni, il ministro Fabio Mussi e i socialisti Roberto Villetti e Margherita Boniver ma è pure vero che lo hanno fatto prima di leggere l'ultima stesura del ddl. Nel testo, infatti, non compare la parola «negazionismo». E non c'è neppure la «circostanza aggravante», prevista in una bozza alternativa del ministero della Giustizia poi accantonata, che puniva anche chi si macchia di apologia e istigazione a commettere reati contro l'umanità «negando, in tutto o in parte», l'esistenza delle condotte riconducibili ai genocidi e ai crimini contro l'umanità così come previsto dagli articoli 6 e 7 dello Statuto della Corte penale.
Questa strada, confermano in via Arenula, avrebbe esposto il testo ad attacchi da tutte le direzioni, e anche Rifondazione era pronta a mettersi di traverso: «Un testo che produrrà un effetto boomerang, perché permetterà ai negazionisti di farsi pubblicità e che rischia di legare la libertà di pensiero alle maggioranze politiche», era già scritto nel comunicato preparato da Daniele Farina (Prc). Erano note, poi, le controindicazioni individuate dai ministri Amato e Bonino. In buona sostanza, il dibattito serrato degli ultimi giorni ha indotto il governo a scegliere una strada di pianura rispetto al tortuoso sentiero di montagna immaginato con l'introduzione di un reato specifico contro il negazionismo storico. Si è dunque ripreso in mano il decreto Mancino del 1993, che nel 2006 era stato modificato dalla legge sui reati di opinione varata dalla Cdl, e si è ripristinato il carcere fino a tre anni (senza più l'ammenda fino a 6.000 euro in alternativa alla reclusione) «per chiunque diffonda in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o l'odio razziale o etnico, ovvero inciti (detenzione da 6 mesi a 4 anni) a commettere o commetta atti di discriminazione...».
Il decreto Mancino ora ripristinato in tutte le sue parti prevede in luogo della «propaganda» la condotta della «diffusione» e l'«incitamento» invece dell'«istigazione». In altre parole, si è di nuovo abbassata l'asticella che, invece, nel 2006, aveva reso più difficile perseguire chi promuove «l'antisemitismo, l'odio razziale e gli atti di discriminazione per motivi religiosi, etnici e sessuali». E i riferimenti al negazionismo, quello per intenderci che ha animato anche l'altra sera l'intervento televisivo dello storico inglese David Irving, che fine hanno fatto? Nella relazione tecnica del ddl, c'è scritto che ora «sarà possibile reprimere con efficacia ogni forma di esternazione concernente la superiorità e l'odio razziale...». E questa soluzione lascia intendere che spetterà ai giudici decidere se e come forzare l'interpretazione della norma. Il portavoce della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, ha espresso il suo apprezzamento: «Plaudiamo all'iniziativa del ministro Mastella e siamo lieti che un argomento così delicato e importante abbia trovato l'unanimità nel nostro governo». Pacifici, poi, si augura che l'Italia faccia da apripista «per il provvedimento chiesto da Angela Merkel, presidente di turno della Ue, per tutti i 27 Paesi dell'Unione».
Nella maggioranza di governo, tuttavia, rimangono i dubbi sull'opportunità di questa iniziativa varata in coincidenza con la Giornata della memoria. Walter Veltroni, che ieri ha partecipato alla presentazione in Campidoglio del Master «Didattica della Shoah» dell'Università Roma Tre, ha messo in guardia Mastella: «Comprendo il senso e le motivazioni della sua iniziativa ma non lo strumento perché più che punire serve educare». E nella stessa sede anche il ministro Fabio Mussi (Ricerca e Università) aveva osservato che «la memoria non si impone con il codice penale». Ma, poi, il ddl Mastella ha preso un'altra strada.
Dino Martirano
26 gennaio 2007



Tratto da repubblica.it
http://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/politica/napolitano/shoah/shoah.html

Il capo dello stato alle celebrazioni della giornata della memoria: "Si riaffacciano indizi di aberrazioni come la Shoah"
Napolitano: "No all'antisemitismo anche se si traveste da antisionismo"
Bertinotti: "Ricordare è un dovere, la Shoah è l'indicibile".
ROMA - No all'antisemitismo "anche quando esso si travesta da antisionismo". E' l'appello lanciato da Giorgio Napolitano nella giornata della Memoria, celebrata al Quirinale, in una cerimonia solenne cui hanno partecipato anche il presidente del Consiglio Romano Prodi, i presidenti della Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini.
"Antisionismo", ha detto il capo dello stato, "significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele".
E' doveroso ed importante ricordare, ha continuato il presidente della Repubblica, per guardarci da pericolosi rigurgiti. ''Pochi paesi possono essere garantiti da una futura marea di violenza generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali''. Citando queste parole di Primo Levi, Napolitano ha ricordato "tutti i pericoli da cui dobbiamo guardarci, tutti i fenomeni che possono sfociare in aberrazioni come la Shoah: e non abbiamo forse visto in anni recenti - si chiede il capo dello stato - e non vediamo oggi affacciarsi alcuni di quei fenomeni, in piu' parti del mondo e anche non lontano dal nostro Paese?''
"Come italiani", ha proseguito il presidente, "dobbiamo serbare il ricordo e sentire il peso degli anni bui delle leggi razziali del fascismo e delle persecuzioni antiebraiche della Repubblca di Salò". "Come Chirac ha fatto in Francia", ha proseguito Napolitano, "vogliamo anche noi ricordare per l'Italia la luce che venne dalle imprese dei Giusti, di coloro che hanno meritato questo nome per le prove concrete che offrirono, anche con il rischio della vita, di soldarietà verso i fratelli ebrei perseguitati, esposti alla minaccia della deportazione, della tortura, dello sterminio dei campi".
Bertinotti: "la Shoah è un dramma indicibile". Anche il presidente della Camera è intervenuto alle celebrazioni per la giornata della Memoria, rinnovando l'invito a ricordare il passato. "L'abisso in cui il nazismo ha gettato il genere umano, aggredendo le ragioni elementari della dignità dell'uomo ed il rispetto che ad esso si deve solo perché tale è, troppo profondo per essere denominato: la Shoah è l'indicibile".
"Oggi - ha aggiunto - è nostro dovere ricordare, ribadire e diffondere questa verità, contro le tentazioni che pure periodicamente si profilano a negare ciò che è accaduto o anche solamente a ridurne la portata".
Al termine del suo intervento, l'Aula ha osservato un minuto di silenzio, cui è seguito un applauso unanime.
Pacifici: "Il discorso di Napolitano, un passaggio storico". Le parole di Napolitano sono piaciute a Elio Toaff. "Ha parlato con il cuore", ha detto l'ex rabbino capo di Roma. Anche il portavoce della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, nel commentare il discorso del presidente della Repubblica sull'allarme antisionismo, lo ha definito "storico". "Un passaggio che sotto certi aspetti - ha commentato Pacifici - non dico che azzeri le polemiche, ma che fa fare un grande passo avanti nel ristabilire giustizia e verità nei confronti della storia e di coloro che molto spesso, non sempre, usano l'antisionismo come moderno strumento di antisemitismo".
25 gennaio 2007



Tratto da corriere.it
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/01_Gennaio/26/battista.shtml
Il nuovo pericolo
di Pierluigi Battista
Giorgio Napolitano ha il merito di aver sottratto la Giornata della memoria alle atmosfere retoriche che ne imbalsamano il significato e di aver indicato nell'«antisionismo» fanatico e viscerale una delle nuove, e ancor più insidiose, manifestazioni dell'antisemitismo contemporaneo. Incombe la minaccia «negazionista» di Ahmadinejad, che invoca l'annichilimento di Israele come esito di una guerra santa di sterminio. Ma incombe anche il pregiudizio diffuso che, sono le parole del presidente della Repubblica, alimenta in forme oblique l'ansia di «negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico», contestandone la fondamentale ragion d'essere, rifiutandone la base morale e culturale (il sionismo) come premessa di una delegittimazione globale della sua stessa esistenza.
L'antisemitismo camuffato da antisionismo impone la sua presenza in ambiti mentali impensati, lontanissimi dall'odio antiebraico di conio più schiettamente nazista e neo-nazista. Si fa discorso seduttivo, si ammanta di una nobiltà che ne fa scudo protettivo dei nuovi deboli (i palestinesi) perseguitati dai nuovi potenti prepotenti (gli ebrei di Israele), si sublima nella difesa di una Causa buona e giusta: la tutela dei nuovi diseredati e dei nuovi reietti. Non critica singoli atti dei governi israeliani ma scredita la natura stessa di Israele come esito di un'usurpazione. In Occidente protende i suoi tentacoli ideologici persino nella prosa di un ex presidente americano, Jimmy Carter, che squalifica Israele come «l'apartheid in Sudafrica» mentre esalta il dittatore nordcoreano Kim il Sung come «uomo energico e intelligente». Incendia i giudizi di premi Nobel come Harold Pinter e José Saramago, che ha paragonato Israele nientemeno che ad Auschwitz. Fornisce una giustificazione a un'icona della sinistra culturale come Mikis Theodorakis, così imbevuto di odio anti-israeliano da dettargli le invettive contro la «lobby ebraica» che dominerebbe «banche, media e musica», senza per questo essere deplorato dalla comunità intellettuale. Arma la penna di uno stimato sociologo francese come Edgar Morin, che ha brutalmente, insensatamente definito Israele come «un cancro» da estirpare.
Tempo fa Valentino Parlato e Furio Colombo non hanno nascosto la loro disperazione per le sbavature antisemite che deturpavano alcune lettere inviate al «manifesto» e all'«Unità» da lettori esaltati dal sacro fuoco «antisionista». Esprimevano la stessa preoccupazione cui Giorgio Napolitano ha dato solennemente voce nel discorso di ieri.
Si interrogavano sull'indifferenza distratta con cui viene accolta, nell'Occidente, la minaccia di Ahmadinejad all'essenza stessa dello Stato di Israele ottenuta attraverso la negazione della Shoah come giustificazione storica di un'ostilità assoluta per gli ebrei raccolti nel loro Stato. Fino a chiedersi come mai, ha detto ancora Napolitano, sia così facile, così poco contrastato, così agevole negare alla radice «le ragioni della nascita, ieri, e della sicurezza oggi» di uno Stato sottoposto, come viene detto, a un attacco concentrico di tipo «esistenziale», cioè globalmente condannato per il solo fatto di esistere e meritevole perciò di essere annientato con ogni mezzo, anche il più cruento e apocalittico. Non una critica ai singoli atti dei suoi governi democraticamente eletti, come è legittimo al pari di ogni altra critica a qualunque governo di qualunque Stato.
Ma un'ostilità pregiudiziale e feroce verso un'entità malvagia che deve soltanto scomparire. E così come è ovvio non squalificare come antisemita la critica ai governi israeliani, è altrettanto ovvio che la delegittimazione in quanto tale di Israele costituisce la nuova versione, pericolosa come quella vecchia, dell'antisemitismo moderno. Che non dura solo un giorno e non riguarda solo la dimensione della memoria.
26 gennaio 2007




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