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IL RACCONTO: Viva Gattuso, viva Buffon, viva l'orso Bruno!
Scritto da Stefania Carcupino, pubblicato da Oliverio Gentile il 5-07-2006 alle 21:33
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Italia Germania 2 a 0. Alcune osservazioni non tecniche

Sulla metropolitana sale un ragazzo; ha in mano una birra, chiusa col tappo di plastica. Si vede che per risparmiare l’ha portata da casa e vuole bersela in Duomo, davanti al maxischermo.
Abbarbicate alle transenne davanti al monumento ci sono due indiane, o shrilankesi, con la bandiera italiana avvolta intorno alle gambe come una gonna, c’è una signora peruviana con la bandiera sulle spalle, e ci siamo io e mia figlia a cavalcioni sulla sbarra. A metà fra il primo e il secondo tempo c’è una rissa, un italiano ubriaco con la maglietta di Totti litiga con un altro, vorrebbe prendergli il posto sulla transenna, l’altro dice “ti taglio la gola”, c’è un amico arabo che cerca di calmare le acque, arriva un poliziotto a dividerli, uno dei litiganti tiene in mano le ciabatte e alitando birra vuole mostrare di essere ragionevole, lo pseudoTotti scavalca la barriera per salire sul monumento, ma viene invitato ad uscire. Arrivano altri poliziotti e si schierano dietro di noi, si vede che vorrebbero guardarsi in pace la partita.
Il maxischermo non è tanto maxi e non è abbastanza in alto, la piazza è piena, 20.000? 50.000? io provo a scendere dal trespolo ma non vedo più niente, sono tutti altissimi, è un’onda di teste che si muovono lentamente, danzano le teste, danzano le bandiere, torno sulla transenna e passo due ore e mezza a muovermi da un piede all’altro sul ferro per non perdere l’equilibrio. Il Duomo impacchettato con la pubblicità si affaccia magnifico, ma le guglie più alte sono ritagliate nel cielo, la madonnina non guarda la partita, troppo lontana, ogni tanto c’è un volo di uccelli, sono cinque, e più volte hanno attraversato in volo la piazza, con un ricamo lento e senza festa. Ma giù passano ridendo i gruppi degli amici, i tifosi stonati hanno cantato l’inno nazionale con quella voce un po’ stupida che hanno i maschi quando vanno allo stadio, ci sono ragazze con la corona di palloncini bianca rossa e verde, si sente “Forza Italia” con l’accento di tutte le lingue, parte un “chi non salta è un tedesco” che fa rimbalzare le teste per un po’. Lo pseudoTotti va avanti e indietro alla ricerca di qualcuno con cui condividere la felicità, ma ha lo sguardo ottuso per l’alcol e continua a scusarsi, l’amico arabo lo trattiene, un signore piccolino e bruno (Equador? Salvador? Perù?) tenta l’avvicinamento alla transenna, prima si appoggia con una mano, poi si accosta con la schiena per guadagnare posizione. La mia vicina peruviana si preoccupa e mi fa segno: “Dice qui occupato!”, ma lui si allontana da solo.
Io mi sento a casa eppure non sono a casa: questa è la piazza di quando ero bambina, delle fotografie con i piccioni, è la mia piazza in bianco e nero, dietro al Duomo ci sono le case e le strade della mia infanzia, qualcosa forse che rimane nel respiro delle pietre, ma tutto intorno a me c’è un destino nuovo, gente nuova, sorrisi arabi, sorrisi indiani, sorrisi slavi, rumeni, albanesi, africani. Lo pseudoTotti dallo sguardo sempre più triste abbraccia un giovane nero a torso nudo che sorride un po’ a disagio.
Sono stanca, siamo tutti stanchi, chissà come sono stanchi i giocatori, è una partita bellissima, càspita giocano bene anche i tedeschi, ma mi emozionano lo sforzo, la volontà, l’entusiamo; e pensare che ho discusso con la mia amica Angela che tifa contro l’Italia per dispetto, e pensare che ci sono ancora delle donne che dicono “ma come si fa guardare 22 cretini in mutande che corrono dietro a un pallone?”
E poi, che bello dopo il primo gol nell’ovazione della folla, vedere il secondo attraverso lo sventolio delle bandiere, nella confusione delle braccia levate “Goool!”
Viva Gattuso, viva Buffon, viva l’orso Bruno!

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