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Pensieri, parole e... misura
Scritto da Paola Galli, pubblicato da Oliverio Gentile il 8-07-2005 alle 14:18
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perché a volte si perde la voglia di scrivere in rete?

Per quel che mi riguarda è che ho l'impressione di sapere quel che succederà e che non mi farà piacere. Se condivido una notizia gioiosa, ci sarà qualcuno che tacerà, qualcun altro che non si risparmierà una battutina acida. Se condivido una sensazione, molti la controbatteranno. Se condivido una paura o un'ansia. molti la derideranno, la sottovaluteranno. E molti taceranno. Il silenzio di molti tra coloro che leggono il messaggio e poi tacciono, mi farà male, insieme allo sprezzo di molti altri. E quindi, per evitare tutto ciò, magari lascio stare.

Andrea Di Gregorio @ Rivelazioni


Rubo una frase di Andrea e nascondo il bottino qui, su un altro forum, dove mi sembra più adatta la discussione, se qualcuno vorrà discuterne. Purtroppo leggendo mi è venuta quella sorta di febbre – tutti la conosciamo - per cui non si può fare a meno di prendere la tastiera e improvvisare variazioni sul tema, perché c’è qualcosa che ti ha toccato. E qui è l’accenno di un’esperienza che condivido in pieno.  
 
Sotto quanto ha scritto Andrea potrei aggiungere la mia firma, come in una specie di petizione per “un mondo virtuale più bello”, solo retrodatandola di qualche anno, quando si scopriva per la prima volta la comunicazione su internet e si era ingenuamente più sventati; quando si trovava un forum e ci si tuffava dentro, quando si scoprivano piazze virtuali dai nomi invitanti, come da canzoni di Lucio Battisti, e ci si apriva a parlare di se stessi. Quell’inedito modo di incontrarsi e “conoscersi” aveva una tale potenza attrattiva da cambiare le abitudini di una persona; si leggevano le risposte ricevute e si replicava, e quel misterioso carteggio fatto di bit diventava il centro di gravità attorno a cui ruotava gran parte del proprio tempo libero, del proprio interesse e dei propri pensieri. C’ero anch’io. Ma a me le cose belle quando sono troppo facili non hanno mai convinto: ci doveva essere l’altro lato, stavo solo ad aspettarlo. E a differenza di Godot, non mi ha fatto attendere granché, devo dire, e lo ringrazio ;-) Presto sono arrivate le delusioni e la “sveglia”, cioè il ridimensionamento di uno strumento che è solo uno strumento e non può evitare tutte le fatiche della comunicazione, come illusoriamente prometteva l’inizio.

Non ci si  può aprire in rete? Certo che si! Io ci credo in questo strumento e nelle sue immense potenzialità di interazione. Solo che occorre prudenza e più rispetto per se stessi: basta sbagliare luogo e quello che potrebbe intitolarsi “Le confessioni” o “Le mie prigioni” o “Diario” diventa “L’allegra giornata di Cip e Ciop”. Sicuro come l’oro, ormai è sperimentato. Infatti, quando in un forum inadatto si vede spuntare un abbozzo di sentimento, allora, come dice Andrea, si sa già quello che succederà. A parte che dietro la battuta acida, la derisione e la sottovalutazione, a volte si nasconde solo una forma di difesa, resta il fatto che gli inesperti ci rimangono male.

Ma non si può protestare a vita l’inesperienza. A un certo punto la domanda diventa “perché lo fai”? perché insisti a guardare il film, se conosci già il finale? Bè, dev’essere perché è difficile levarsi di dosso quella strana nostalgia che si è accesa all’inizio, quando ci sembrava di poter comunicare senza prendere precauzioni, senza moderare la velocità, senza mettersi la maglietta di lana, e ci sembrava di aver scoperto la pietra filosofale, l’ubiquità o il segreto per trasmettere il pensiero. C’è bisogno di magia e di sogno come il cibo, ma il “troppo” è una leggerezza che si paga. Niente di irreparabile, per carità, diciamo che è una piccola detrazione sul conto corrente della fiducia nel prossimo. Non fa piacere, anzi spesso fa veramente male, ma per fortuna può essere trasformato in investimento: si impara a non sbracarsi in pubblico, a non declamare poesie in un mercato, a cercare cocciutamente un modo per non rinunciare alla comunicazione libera e disinteressata: tutte cose un po’ difficili, ma per questo più “sicure”. A un entusiasta neofita che mi chiedesse, io direi: trova il modo per mantenere l’entusiasmo, non perdere mai la voglia di raccontarti e di raccontare, mai. Solo, dai ogni tanto un occhio a dove appoggi i piedi, anzi le parole, che spesso ci fanno camminare anche più lontano.

E tu perché lo fai? ;-)

Ciao
Paola




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