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Archeologia Magentina
Scritto da Elena Paredi, pubblicato da Paola Zucchella il 8-03-2005 alle 17:52
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I ritrovamenti archeologici effettuati nel territorio di Magenta testimoniano l'esistenza di un insediamento dal periodo celtico fino all'età romana. Tra le tribù celtiche, quella degli Insubri, insediata nel milanese, era la più importante, e a partire dal IV secolo a.C. assunse il ruolo di guida della confederazione di tribù a nord del Po.
Dallo storico greco Polibio apprendiamo che i Celti "abitavano in villaggi non fortificati e dormivano su letti di fieno e paglia, mangiavano solo carne e non esercitavano altro mestiere che la guerra e l'agricoltura". Tra i villaggi disseminati nelle campagne
in posizione strategica, lungo le vie di comunicazione o di passaggio, dovvette esserci anche Magenta, che come altri villaggi della zona faceva capo al centro politico-religioso di Mediolanum.
La controversa vicenda dell'origine del nome della nostra città trova qui il primo capitolo: chi propende per l'origine celtica del toponimo "Magenta", lo fa risalire al termine Mag (radice celtico-antica che significa plaga paludosa), utilizzato per indicare la
stazione di presidio dei Galli Insubri.
L'insediamento è comunque certo: il suolo di Magenta ha restituito agli archeologi alcuni reperti importanti, in particolare nella necropoli scoperta nel 1884 in via S. Biagio durante l'edificazione dell'Istituto delle Suore Canossiane; qui nelle sepolture celtiche,
insieme ad oggetti metallici come anelli, coltelli e recipienti vari, sono state rinvenute alcune spade con catene metalliche per la sospensione, tipiche della cultura della La Tène; lunghe circa 60-70 cm., contenute entro foderi realizzati da due sottili lamine di
bronzo, confermano che l'arte della guerra era considerata presso quei popoli come un vero e proprio mestiere, indispensabile per vivere: la spada era per i guerrieri un vero e proprio "status symbol". Altro ritrovamento, ma meno importante, è stato effettuato presso la cascina Airoldi di Pontevecchio; a più riprese vennero rinvenuti materiali riconducibili ad una tomba a cremazione celtica del I secolo a.C., con corredo di vasi e ferri.
La romanizzazione del milanese iniziò nel II secolo a.C., al termine della guerra portata contro la confederazione celtica di Insubri, Boi e Lingoni. Milano cadde per la prima volta nella mani del console Marco Claudio Marcello nel 222 a.C. e, dopo alterne vicende
legate all'alleanza tra Celti e Cartaginesi nella seconda guerra punica, nel 194 a.C. la città fu definitivamente costretta alla resa. I Romani nel territorio degli Insubri rispettarono le gerarchie locali e si limitarono a stringere trattati senza modificare l'organizzazione tribale. Erano chiesti il versamento di un tributo e la fornitura di truppe ausiliarie, mentre le élites locali salvaguardarono i propri privilegi economici e sociali. A questo primo periodo romano risalivano i ritrovamenti, ora dispersi, avvenuti casualmente nel corso del XIX presso la ex Cascina Bovisa (nella Vallata) ed in via Milano: si trattava di tombe romane contenenti ceneri poste entro urne o anfore segate; i modesti corredi indicavano l'appartenenza delle tombe al basso ceto.
Sempre dello stesso periodo (I secolo a.C.) sono altri oggetti rinvenuti nella già citata necropoli di via S. Biagio; oltre alle sepolture celtiche, se ne trovarono di provenienza romana, contenenti monete, bracciali, anellini, aghi, specchi bronzei, fibule e coltellacci in ferro, vetri e lucerne, tali da far pensare a defunti appartenenti a classi sociali relativamente agiate.



Fonti: http://www.endoxa.it/magenta/archeo.htm
http://www.celticworld.it/phorum/read.php?4,22171,22171#msg-22171

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