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Re: Il Tempo?
Scritto da Sandro Bastasi, pubblicato da Leonardo Sonnante il 22-07-2004 alle 17:29
"
Robert Landon scrive:
Che roba è il Tempo?

eh ...
che roba è il tempo ...

secondo me è una roba "inventata" dalla mente dell'uomo - assieme allo spazio - nel corso della sua evoluzione, per dare un minimo di organizzazione e di coerenza alle proprie sensazioni ed esperienze ... come dice Bergson, quando afferma che il tempo è una caratteristica della psiche umana, dovuta alla necessità di impedire che "tutto sia dato simultaneamente".

e che sia una "roba" creata da necessità psichiche in evoluzione me lo conferma il fatto che, al livello di eventi che avvengono nell'infinitamente piccolo o nell'infinitamente grande, nell'infinitamente denso, nell'infinitamente veloce (nel senso di prossimo alla velocità della luce), scenari di cui non abbiamo alcuna esperienza diretta, il nostro concetto di tempo va a farsi benedire ... il cosiddetto "tempo", così come lo concepiamo, non va più bene per descrivere la realtà così come siamo abituati a fare, perché si restringe, si distorce, o si dilata fino a diventare infinito ...

e infatti - visto che è una "roba" così strana, i filosofi ci hanno dato dentro, passando dalle concezioni ebraiche in cui il tempo è lineare (concezione passata poi a quella cristiana, con Agostino, per il quale Dio creò con il mondo anche il tempo, il quale tempo finirà anch'esso con il giudizio universale), alle concezioni in cui il tempo è ciclico (vedi la cultura greca e romana, l'apocatastasi stoica - un ciclo di mondi sempre identici, vedi, più recentemente, il mito dell'eterno ritorno di Nietzsche ...)

Certo, c'è la "freccia del tempo", per cui effettivamente sembra che il tempo sia qualche cosa di oggettivo, in quanto possa andare sempre e solo in un senso, in maniera lineare, ma anche qui ci sono delle considerazioni che si possono fare ... scrivevo qualche anno fa in "Fisica" una pappardella che riporto. E' un po' per addetti ai lavori, ma forse qualcosa si riesce a capire, anche da parte di chi non è avvezzo a questo strano linguaggio.
Ciao!
Sandro

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Già, il tempo …
Una volta era questione di filosofi, oggi, con la relatività, la cosmologia moderna, la teoria del big bang e quant'altro, è argomento soprattutto per i fisici.
Mi è piaciuta la frase di Orleo: la velocità della luce è il coefficiente di conversione tra il tempo e lo spazio. Anch'io la penso come lui. E se, con Stephen Hawking, consideriamo il "tempo immaginario" pari a x con 4 = ict (dove i è l'unità "immaginaria" nel campo complesso tale per cui i al quadrato = -1; c è la velocità della luce, t è la coordinata temporale), la misura di un intervallo nello spazio-tempo quadridimensionale può esprimersi addirittura come

Δs al quadrato = Σ Δxj al quadrato per j che va da 1 a 4 (le prime tre individuano le coordinate spaziali, la quarta la coordinata temporale).

dove scompare formalmente la differenza tra lo spazio e il tempo.

Parlavo, in un msg precedente, delle simmetrie in fisica. Tutte le leggi fondamentali della fisica (classica, relativistica e quantistica) sono simmetriche per riflessione temporale. Il che vuol dire che, se a un valore t sostituisco il valore -t, le leggi hanno la stessa forma, e si può dunque ripetere a ritroso il processo. Quindi, conoscendo lo stato di un sistema all'istante t con zero, posso determinare lo stato del sistema non solo nel futuro, ma anche nel passato. E' chiaro che, in meccanica quantistica, dire "stato di un sistema" equivale a dire la funzione d'onda che lo rappresenta. E reversibile nel tempo è l'equazione che la governa, l'equazione di Schroedinger.
Nel momento in cui effettuo una misura, le cose cambiano: con la misura determino uno dei valori possibili per un certo osservabile: il risultato di tale misurazione è un autovalore corrispondente a un ben preciso autostato dell'operatore che rappresenta l'osservabile che voglio misurare. Con la misurazione, sono passato dall'ampiezza di probabilità dato dalla funzione d'onda Ψ di trovare il sistema nei vari autostati - alla realtà della misurazione stessa, e in questo modo ho rotto la simmetria temporale. Ma è stato il mio intervento a romperla, la rottura non era insita nell'equazione di Schroedinger corrispondente (che determina, ripeto, l'evoluzione di un'ampiezza di probabilità). In una tale visuale c'è quindi una distinzione profonda tra l'evoluzione oggettiva della natura (leggi in cui vale la reversibilità del tempo - deterministica) e l'intervento umano (che rompe la simmetria temporale, introduce la casualità, l'irreversibilità, il passaggio dalla potenza - la Ψ, sovrapposizione lineare di possibili autostati - all'atto - uno specifico autostato). C'è, se vogliamo, una distinzione analoga a quella che intercorre tra la res cogitans e la res extensa in Cartesio.
Ma ciò che queste considerazioni mi suggeriscono sono ben altro: che la freccia del tempo che privilegia un senso rispetto a quell'altro non è altro che una caratteristica della psiche umana, dovuta alla necessità, come dice Bergson, di impedire che "tutto sia dato simultaneamente". Di qui la comparsa di i (l'unità "immaginaria") nella quarta dimensione del continuum spaziotemporale, che ne spezza la simmetria rispetto alle altre tre dimensioni (spaziali).



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