"25 Elul 5767 - 8 settembre 5767
Parashà Nitzavim-Va Yelech
Amoha Danani su venerdì, 10. settembre 2004 alle 11:31 +0000 ha scritto [sono state apportate ora alcune leggere modifiche al testo originale]:
Parasha Nitzavim-Va Yelech (29:9 -31:1-30)
Osservate dunque le parole di questo patto e mettetele in pratica, affinché prosperiate in tutto ciò che fate. Oggi tutti voi state davanti all'Eterno, il vostro Dio: i vostri capi, i vostri anziani, i vostri ufficiali, tutti gli uomini d'Israele, i vostri bambini, le vostre mogli e lo straniero che è in mezzo al tuo accampamento, da colui che spacca la legna a colui che attinge la tua acqua, per entrare nel patto dell'Eterno, il tuo Dio, e nel suo giuramento che l'Eterno, il tuo Dio, fa oggi con te, per stabilirti oggi come suo popolo e per essere tuo Dio, come ti disse e come giurò ai tuoi padri, ad Abramo, a Isacco e
a Giacobbe. Io faccio questo patto e questo giuramento non soltanto con voi, ma anche con quelli che stanno qui con noi davanti all'Eterno, il nostro Dio, e con quelli che oggi non sono qui con noi.
(Deuteronomio, Parasha Nitzavim, 29: 9-15)
Mosè andò e rivolse ancora queste parole a tutto Israele, e disse loro: "Io oggi ho centovent'anni; non posso più andare e venire; inoltre l'Eterno mi ha detto: "Tu non passerai questo Giordano". L'Eterno, il tuo Dio, sarà lui stesso che passerà davanti a te e distruggerà davanti a te quelle nazioni, e tu le spodesterai; Giosuè stesso passerà davanti a te, come l'Eterno ha detto. E l'Eterno farà ad esse come ha fatto a Sihon e a Og, re degli Asmorei, e al loro paese, quando li distrusse. L'Eterno le darà in vostro potere e voi le tratterete secondo tutti gli ordini che vi ho prescritto. Siate forti e coraggiosi, non abbiate paura, non spaventatevi di loro, perché l'Eterno, il tuo Dio, è lui stesso che cammina con te; egli non ti lascerà e non ti abbandonerà".
(Deuteronomio, Parasha Va Yelech, 31:1-6)
Stiamo avvicinandoci sempre più a Rosh Ha-Shanà, e la Parashà della settimana che sta per entrare è questa volta composta da due brani che, come tutte le Parashot, prendono il titolo dalle primissime parole. In realtà, la Parasha Nitzavim, che inizia al versetto 29:9, ha il titolo del versetto successivo, il 29:10, "Oggi tutti voi state...", mentre la Parashà Va Yelech, che comincia al versetto 31:1, significa "E andò...". Si riferisce a Mosè e alle sue ultime parole al popolo d'Israele.
C'è una straodinaria intensità, in questa Parashà, già alimentata da quella precedente. È un climax spirituale impressionante, a cui credo difficilmente si possa restare indifferenti.
[...] Nel secondo contributo legato a "Umanità, identità, civiltà" [da me scritto e rintracciabile nella cartella "Riflessioni su identità ebraica", data 12.10.2004] , ci sono riferimento allo straniero, e al patto e al giuramento di tutti coloro che stanno davanti all'Eterno. Credo sia chiaro ormai che i cerchi dell'alleanza siano molti inclusivi, perché infatti includono tutta l'umanità, grazie a Noè.
Noè è il primo cerchio, Abramo è il secondo, Giacobbe è il terzo. A chi è incluso nel terzo cerchio, il popolo ebraico, è stata assegnata una missione particolare, di testimonianza. Una missione durissima, che richiede un'incrollabile fede.
Leggendo questa Parasha nella sua integralità, ci si rende conto di come due concetti ricorranno con assidua frequenza: ritorno e pentimento. Alla vigilia di Kippur, questo si spiega molto bene.
Secondo alcuni commentatori, che cercano di interpretare la Torah alla luce di quanto sta avvenendo ora, in questi tempi di orrore e di morte, il tema dell'introspezione e del pentimento invita il popolo ebraico, in questo mese di Elul, a trovare delle soluzioni che portino ad una vera restaurazione nazionale, al ritrovare una comunità che pensi ed agisca nel rispetto dei comandamenti e del patto con l'Eterno.
Ricordiamoci di come la precedente Parashà parlasse di responsabilità e di impegno etico, per portare il mondo alla pace e alla tranquillità. Alcuni commentatori attuali si interrogano e suggeriscono questa traccia di lettura della nuova Parashà: "Noi, popolo ebraico, abbiamo mancato al rispetto dei comandamenti divini e al patto con Dio al punto tale che non abbiamo assolto alla missione di testimonianza nei confronti dell'umanità. Abbiamo fallito, senza riuscire ad influenzare le altre nazioni, così che le sette leggi della noahide, quelle rivolte all'umanità intera, e che si basano sulla proibizione dell'omicidio, sono infrante".
Cosa significa questo ? C'è ovviamente una ricerca delle perfezione morale, per avvicinarsi ai comandamenti divini. Ciò che si oppone a questi comandamenti, incluse tutte le ideologie totalitarie e di morte, finisce per minacciare il mondo, e per impedire la pace e la giustizia. C'è una dimensione trascendente, oltre a quella di tipo orizzontale che lega gli individui. Bisogna dunque sempre tenere presente che l' essere umano non può lasciarsi prendere dalla convinzione di essere onnipotente, fino a pensare di poter vivere senza quei comandamenti, senza quel patto.
La redenzione d'Israele è il suo ritornare all'alleanza, il suo completo adempimento ai termini del patto, con il ritorno nella terra promessagli a testimonianza di questo percorso. Ma deve esserci il riconoscimento anche da parte delle altre nazioni. In pratica, dovremmo rivolgerci tutti al rispetto dei comandamenti, il cui nucleo essenziale è la responsabilità dell'individuo per l'individuo, il costruire una comunità di pace e giustizia che rispetti quei comandamenti, che proibiscono su tutto ogni forma di idolatria e l'omicidio.
I tempi per un mondo di pace e di giustizia non sono ancora maturi, a giudicare dagli avvenimenti attuali. Forse gli orrori a cui assistiamo da troppo tempo ci porteranno tutti a compiere il percorso di introspezione e di pentimento, e ad agire per ripristinare una comunità umana più rispettosa della vita.
Vedere:
http://www.jpost.com/servlet/Satellite?pagename=JPost/JPArticle/ShowFull&cid=1094700148442&p=1008596975996
http://www.templechai.com/Pages/dvar_torah/nitzavim_vayelech.html
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