I dirigenti scolastici tra Scilla e Cariddi
Data: 3-06-2009 alle 11:38
Argomento: Arte e Sapere


Il giorno 7 maggio la IX corte del Tribunale di Milano,...

I DIRIGENTI SCOLASTICI TRA SCILLA E CARIDDI

Il giorno 7 maggio la IX corte del Tribunale di Milano, praticamente accogliendo l’impianto accusatorio del P.M. Ghezzi, mi ha inflitto 5 anni e 6 mesi per omissione di atti d’ufficio e per non aver impedito l’attività criminosa di un docente accusato di abusi sessuali su alunni della sua classe.
Devo confessare che questa sentenza, molto più pesante delle più pessimistiche previsioni non solo dei miei avvocati ma anche di quelli di parte civile, mi ha talmente abbattuto da impedirmi sino ad ora sia di scrivere, sia soprattutto di riflettere su quanto accaduto.  
Cerco di farlo ora, dopo essere stato confortato da numerosi attestati di solidarietà di colleghi, di docenti, di amici che, increduli e indignati, hanno deciso di costituirsi in “comitato di sostegno” nel difficile percorso che mi porterà a cercare di ribaltare la sentenza nel giudizio di 2°grado.
Queste persone si sono infatti chieste “come è potuto accadere che un uomo di scuola che ha fatto la scelta di operare in un quartiere a rischio come Quarto Oggiaro per quasi quarant’anni prima come insegnante poi come dirigente scolastico, che in decine di casi ha collaborato con la Polizia e l’Autorità Giudiziaria per contrastare fenomeni di bullismo, di dispersione scolastica, di violenza e in un caso anche di stupro di gruppo, abbia potuto dolosamente proteggere non gli alunni per i quali ha dedicato l’impegno di tutta la sua carriera, ma di chi vuol fare loro del male?”
Già, come è potuto accadere? Le mie motivazioni, dall’inizio mai modificate in quanto così si sono svolti realmente i fatti, sono state: a) le informazioni in mio possesso erano tali (per la vaghezza, per la loro provenienza, per il comportamento delle fonti) da non essere considerate attendibili e quindi mi hanno costretto ad un atteggiamento prudenziale, seppur vigilante; b) la situazione oggettiva (classe di 16 alunni con 7 tra insegnanti ed educatori, che non si erano mai accorti di quanto sarebbe avvenuto e comunque non mi avevano riferito nulla) mi spingeva verso la medesima conclusione.
Ho poi proceduto alla denuncia alla Polizia e ho adottato i necessari provvedimenti cautelativi dopo circa un mese, nel momento in cui una delegazione di genitori si è assunta la responsabilità di riferirmi   più episodi.
Queste motivazioni, riportate in alcune interviste solo da pochi organi di stampa, che nella quasi totalità ha preferito riportare la tesi del “preside struzzo”ampiamente pubblicizzata dal P.M., mi spingono ad alcune riflessioni, che esprimerò sotto forma di domande.
•       E’ possibile per un dirigente scolastico, pur consapevole di essere un pubblico ufficiale, svolgere nei confronti del personale della scuola e dell’utenza un ruolo di “consulente qualificato”, per cui affrontare una situazione problematica (quotidianamente nelle scuole difficili!) non coincida con la volontà di chi questo problema ha posto che egli si rivolga immediatamente all’Autorità di Polizia, ma possa essere considerato una prima valutazione in comune dei fatti (che certamente non esclude la possibilità di effettuare successivamente l’eventuale denuncia)?
•       Al contrario il ruolo del dirigente scolastico come pubblico ufficiale è quello di comunicare immediatamente all’autorità di Polizia tutte le voci, attendibili o meno, che possano configurarsi come possibili reati, con il rischio di sovraccaricare gli Uffici di Polizia, di fatto rischiando di non consentire loro di accertare i veri reati?
•       Non è necessario normare una metodologia per chi affronta problemi delicati con il dirigente scolastico (personale della scuola o utenza) che chiarisca la loro volontà che il problema venga segnalato all’Autorità Giudiziaria? Una possibilità potrebbe essere l’obbligo di effettuare una segnalazione scritta, come normalmente avviene quando ci si reca presso un Commissariato di Polizia  o una Stazione dei Carabinieri.
•       Non occorre chiarire che l’obbligo di riferire all’Autorità Giudiziaria, quando si hanno informazioni ritenute attendibili su fatti accaduti nelle classi, spetta in prima istanza a chi ha la responsabilità diretta di vigilanza sugli alunni, cioè i docenti, e che essi non possono rifiutarsi se non con un invito esplicito (scritto?) al dirigente scolastico ad effettuare la denuncia e comunque non possono sottrarsi, al fine di proteggere gli alunni, di procedere se il dirigente è omissivo?  
A mio avviso su questi punti occorre una produttiva riflessione delle Organizzazioni sindacali e di categoria dei dirigenti scolastici, che possa riempire il vuoto normativo esistente.
In caso contrario la navigazione dei dirigenti scolastici ogni volta che devono affrontare un passaggio difficile rischierà di cozzare con la propria barca tra il rischio giudiziario di una segnalazione non veritiera, vedi il caso di Basiglio, o quello di omissione colposa, come è successo a me. Insomma navigheranno sempre “tra Scilla e Cariddi”.

Milano,21.05.09                                    Fausto Caielli – Dirigente Scolastico

P.S.   Ieri sera nella sala CAM di Via Lessona a Quarto Oggiaro circa 140 persone (docenti, dirigenti scolastici, amici) hanno effettuato un’iniziativa di solidarietà nei miei confronti, al fine di costituire un comitato permanente che mi affianchi nel futuro iter giudiziario. All’iniziativa hanno portato la loro adesione anche i vertici della C.G.I.L. Scuola di Milano e dell’ANDIS regionale. Ringrazio con affetto tutti i partecipanti.








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