RCMagazine - Il presepe

Cari amici, contavo i giorni che mi separavano dal momento in cui il mio papà avrebbe tolto dai cardini la porta del ripostiglio...

Cari amici,
contavo i giorni che mi separavano dal momento in cui il mio papà avrebbe tolto dai cardini la porta del ripostiglio su al primo piano e l’avrebbe collocata su due cavalletti nel tinello di casa. Perché ciò significava che il Natale stava davvero arrivando. Su quella porta il mio papà costruiva delle strutture di legno sulle quali modellava poi le montagne, posava uno specchio per fare il torrente sul quale avrebbe posto il ponticello di legno che aveva fabbricato lui stesso, e poneva un castello imponente sul ciglio di un dirupo. Poi si dedicava alla cosa più importante, la grotta, con la mangiatoia e il fieno per gli animali e gli attrezzi agricoli appoggiati alla parete. Infine l'intera parte pianeggiante veniva coperta di muschio, le casette poste sul fondale, e sassi sparsi qua e là a formare dei massi erratici. Ed è allora che tutto l'insieme comincia a prendere vita: ecco comparire i pastori con le loro greggi, e i personaggi dei mestieri (la donna che carda la lana, il fornaio, il taglialegna, il pes
catore, …), e le popolane con gli animali da cortile, e quelli che si recano alla grotta a portare doni al bambinello (frutta, uova, panni …), e San Giuseppe e la Madonna, e il bue e l’asinello, ... Gesù Bambino lo si posava sulla culla di paglia allo scoccare della mezzanotte della vigilia, e una magia misteriosa sembrava in quel momento espandersi per tutta la casa. Io andavo a letto con la percezione inconscia che quel presepe fosse davvero una manifestazione sacra, sciamanica, potente nella sua simbologia, e ancora oggi, pur nel mio profondo agnosticismo, sono colmo di riconoscenza per quel dono che ogni anno mi faceva il mio papà.

Tanti auguri, papà caro, dovunque tu sia.
E tanti auguri a voi, cari amici miei.
Un abbraccio.
Sandro