Origini di Milano: un passo alla volta
Data: 25-05-2007 alle 11:59
Argomento: Rete Cittadini Milano


Ho trovato interessante, in linea di massima, la discussione sviluppatasi in...

Ho trovato interessante, in linea di massima, la discussione sviluppatasi in Wikipedia e, sinceramente, a parte qualche tono forse troppo acceso, mi sembra che quasi tutti stiano dando un bel contributo a centrare le questioni.

Dico quasi perchè, senza voler offendere nessuno, trovo davvero superficiale l'approccio di chi pensa che definisce la Milano di oggi, piatta, pensando che sia la stessa Milano di 3000 anni fa per nulla piatta.

Intanto la Milano di 3000 anni fa di cui parliamo non era l'attuale Milano ma corrispondeva (ed ha corrisposto fino a tempi abbastanza recenti) all'attuale zona 1. Ma tra l'epoca della sua nascita ed oggi Milano ha conosciuto molte tragedie che l'hanno portata ad essere completamente distrutta, ovvero rasa al suolo e l'attuale piattezza relativa è dovuta proprio all'impiego delle sue macerie per riempire canali, fossi, ecc... Il che appare perfettamente comprensibile se solo si pensa alle originii della montagnetta di San Siro, provate ad immaginarla spianata in un territorio piccolo come la zona 1.

A mio avviso è semplicemente inaccettabile, per eccesso di superficialità, quanto dice "Bramfab" e che qui riporto :
 Altura
"Nel tentativo di distinguere l' assodato dal presunto, da vecchio milanese sono curioso di saperne di piu' sulla presunta altura di piazza della Scala, considerato che non solo oggi e' tutto piatto, ma tutta l' area padana attorniante Milano di alture reali ne presenta poche o nessuna, come e' logico attendersi in una pianura alluvionale formatasi e colmata dalla sedimentazione delle alluvioni dei fiumi che vi scorrono.--Bramfab Parlami 12:53, 15 mag 2007 (CEST)

Dai frequentatori di wikipedia che discutono gli argomenti mi aspetto quantomeno uno sforzo di ricerca e se Brambfab avesse fatto qualche ricerca forse avrebbe scoperto che esistono rilevamenti fatti in tempi relativamente recenti che spiegano com'è la struttura del nostro territorio. Cito ad esempio lo schizzo ipsografico redatto nel 1885 dall'ordine degli ingegneri ed architetti di Milano (da Milano Tecnica   - Ed. Hoepli - 1885 ) e che rende assai evidenti i dislivelli (le parti chiare sono le più elevate) presenti in città, basta non fermarsi alla superficiale analisi dell'esistente nel 2007.

Trovo anzi che per chi partecipa ad una discussione, in particolare se si sta partecipando alla definizione della scientificità o meno di una teoria, la ricerca sia un dovere morale.
Mancando la dovuta serietà nella ricerca si fanno (come fa sempre Bramfab) affermazioni del tipo : "La via Laghetto si chiama cosi' perche' li' arrivava l' ultimo canale estremo del naviglio, sistemato a formare una piccola darsena (un laghett) " dimenticando, o non sapendo, che il cosiddetto "laghetto" non nasce dal naviglio ma dall'esistenza di uno sperone calcareo che bloccava le acque che attraversavano il territorio dell'attuale città ristagnando e formando per l'appunto ul laghetto (o se si vuole, uno stagno) di dimensioni sufficienti per spiegare il ritrovamento sotto l'attuale sede del Comune di strutture portuali di epoca romana.

Simili ritrovamenti furono fatti nell'attuale piazza Vetra che ne fanno intuire la funzione portuale tale che sotto la basilica di San Lorenzo sono presenti palificazioni analoghe a quelle di Venezia.

Ma a parte queste considerazioni, vale la pena di dedicare maggior tempo a chi invece (ed è il caso degli altri partecipanti a quella discussione) cerca di definire al meglio la questione delle origini di Milano.

Riprendo perciò un intervento già fatto, ampliandolo e sottolineando con il colore rosso i punti più esplicativi dell'argomento.

Buona lettura.

Paolo





sto leggendo un bel libro:  "Il fiume sommerso (Milano, le acque e gli abitanti)" di Pietro Lembi (architetto e dottore di ricerca in pianificazione urbana - insegna metodologia della ricerca sociale al Politecnico di Milano).

In particolare, per gli interessi che ho, mi ha subito interessato il capitolo "In principio" nel quale l'autore cita il primo capitolo (Il nostro suolo prima dell'uomo) del primo volume della "Storia di Milano ", edita dalla Treccani, e scritto da Ardito Desio.

Desio inizia facendoci discendere con la mente al di sotto del terreno rimaneggiato nelle varie epoche dall'uomo: 2 metri, 3 metri, 4 metri... fino ai terreni vergini, depositati dai corsi d'acqua: "quegli strati di ghiaia che seguono inferiormente il 'terreno archeologico' ci indicano che attraverso il territorio milanese passava in quell'epoca un grande corso di acqua".

Egli ci spiega che i ciottoli "indicano che le acque correnti erano dotate di una notevole capacità di trasporto".  Quindi, ci conduce sempre più in profondità, nel tempo e nello spazio, ricordandoci che "ogni superficie di strato rappresenta un antico suolo" e ci mostra "i vari orizzonti geologici". Primi fra tutti quelli alluvionali, generati dalle "larghe fiumane d'acqua che hanno disperso su vasta superfìcie le ghiaie che i grandi ghiacciai quaternari avevano elaborato e trasportato in grandi quantità verso la regione pedemontana".

Il testo sembra seguire continuamente il moto delle correnti d'acqua, la loro forza, la loro provenienza. Ci racconta delle pietre portate dagli attuali fiumi Adda e Ticino composti dalle "acque di fusione dei ghiacciai che in quell'epoca scendeva dai recessi alpini per le nostre grandi valli e si affacciavano alla pianura padana": furono essi a fondare il sottosuolo di Milano. E prima di essi, circa 20.000 anni fa ebbe fine l'età glaciale e i ghiacciai sgomberarono lentamente le nostre valli che furono occupate da laghi e corsi d'acqua e con essi scomparvero anche gli elefanti villosi e tutta la coorte di animali di clima freddo che si era insediata nel nostro territorio durante il glaciale.

Poi, come in una inquadratura cinematografica ad effetto, ci racconta che nel fondare il palazzo della Banca d'Italia, nel centro di Milano, gli operai trovarono un grosso molare di mammuth. In questo modo, fa comparire per un attimo il volto umano: l'uomo che viveva in Lombardia è stato [...] spettatore delle vicende di cui ho fatto cenno; ha visto con i suoi occhi le fiumane di ghiaccio che dilagavano in tutte le alte valli lombarde.

È solo un pretesto, una tappa, prima di poter discendere ancora più in profondità, lasciando i primi strati del terreno, la "serie alluvionale", per inoltrarsi verso gli strati marittimi. Il primo orizzonte è ancora contrassegnato dai laghi. Stiamo parlando di circa 300.000-600.000 anni fa, quando "il paesaggio alpino era meno aspro e le valli più aperte", e la zona dove sorge Milano era ricca di "ristagni d'acqua": i resti di specchi d'acqua più vasti, veri e propri laghi, che si erano formati precedentemente sul suolo da poco emerso dalle onde di quel grande golfo dell'Adriatico settentrionale che per molti millenni aveva steso il suo dominio sino ai piedi delle alpi e del nascente Appennino [...] Le tracce di quel mare sono ancora conservate nel sottosuolo milanese alla profondità di circa 255 metri.

L'altro orizzonte, ancora più profondo, è quello del mare. Non sappiamo fino a quando sia rimasto, quel che è certo è che durante il pliocene la nostra regione era in pieno regime marittimo e che il mare si addentrava più o meno profondamente in tutte le principali valli delle nostre prealpi lombarde. In quell'epoca la regione costiera prealpina non era molto diversa per aspetto dalla nostra riviera ligure godendo anzi di un clima ancora più dolce.

E prima ancora? "le Alpi erano ancora nella fase costruttiva e così l'Appennino che emergeva a guisa di arcipelago da un grande mare Mediterraneo - l'antica Tethys". In principio, dunque, era il mare ...

Ma torniamo ora al momento (e ai luoghi) in cui gli elementi si presentano separati, e riavvicìniamoci alle acque: quelle sotterranee (le correnti capaci di scavare gallerie), e quelle di superficie. E torniamo al momento in cui l'uomo potè guardarle, avvicinarsi ad esse e utilizzarle. Ai piedi dei ghiacciai, in riva alla palude ce n'è un frammento ancora oggi, poco sopra il comune di Seveso: luogo divenuto famoso nel luglio del 1976 per il disastro della diossina, una sostanza chimica pericolosa impiegata da una fabbrica nella preparazione di cosmetici e diserbanti.

Brughiera: un ambiente naturale stupefacente dotato di un equilìbrio inedito e delicato, che permette l'attraversamento dell'uomo tra alberi radi e bassi arbusti. Un tempo essa ricopriva gran pane del territorio posto a nord dì Milano. Da questo luogo (oggi Parco delle Groane) nascevano una serie di corsi d'acqua che giungevano proprio dove poi sorse Milano. Questi piccoli corsi d'acqua dai tanti nomi (tra cui il Nirone), assieme al Seveso, da alcuni decenni raccontano l'ingolfamento delle acque sotto il troppo inquinamento: un processo dì industrializzazione nato proprio da queste acque, poi sfuggito di mano e rivoltato contro di esse.

Nel corso dei secoli, sono stati uno dei principali fattori vitali per la città ed il suo territorio, a livello simbolico e materiale. E all'inizio, appunto, ne costituivano il principio.

Origini storiche di Milano


Secondo gli esperti archeologi e studiosi di preistoria e protostoria le origini dì Milano sono strettamente legate ai grandi ammassi d'acque (lago Maggiore, lago di Como-Lecco e l'insieme dei molti laghi minori) posti nel territorio subalpino e collinare. Da qui bisogna partire per comprendere la sua fondazione.

Attorno alle rive di questi laghi, infatti, si sono sviluppati quelli che sono stati individuati come i tre principali centri del primo millennio a.C. (Bellinzona e i suoi dintorni; il polo di Sesto Calende-Golasecca-Castelletto Ticino; Como e i suoi dintorni) a cui il territorio posto tra il Ticino e l'Adda faceva riferimento.

La loro origine affonda le radici nei millenni precedenti e in particolare nel II millennio a.C. (durante la cosiddetta età del Bronzo), quando sorsero stabili comunità di villaggi rurali: "le prime a modificare il paesaggio naturale in maniera cospicua". Prima di allora, nei tre millenni precedenti, i villaggi "avevano dimensioni modeste e non incisero profondamente sul paesaggio naturale, poiché la loro agricoltura era ancora di tipo primitivo e non consentiva insediamenti stabili".

Nel tempo, dunque, il territorio è andato gerarchizzandosi, e alcuni luoghi sono diventati centri di riferimento, secondo un processo di concentrazione che contraddistingue l'urbanesimo. Soprattutto i due poli di Como e Sesto Calende-Golasecca-Castelletto Ticino, nel VII e VI secolo a.C, esercitarono alcune funzioni tipiche dei centri urbani, quali l'essere importanti scali lungo itinerari commerciali tra mondo mediterraneo e mondo transalpino, centri di riferimento per un ampio territorio e luogo di attività artigianali specializzate.

Per comprendere la loro nascita, dobbiamo considerare la loro posizione: la vicinanza alle grandi masse d'acqua e a importanti corsi d'acqua infatti, oltre a significare l'accesso a questo bene e a un clima temperato, dava la possibilità di comunicare ad ampio raggio e soprattutto di attraversare la più imponente catena montuosa d'Europa.

Sulle sponde del lago

In una sala del museo di Sesto Calende c'è un grosso plastico che riporta in scala le montagne intorno al lago Maggiore. Esso mostra in modo chiaro ed efficace come il lago e i fiumi che in esso si riversano rappresentano un vero e proprio attraversamento naturale di tali montagne.

Risalendo lungo le acque del Toce (affluente del lago) si arriva al passo del Sempione e da qui, sempre lungo le acque, sì raggiunge il Rodano. Risalendo invece fino alla fonte del Ticino, si arriva al Passo del S. Gottardo e da qui, al Reno. Alla loro origine, sui ghiacciai delle Alpi Centrali (là dove nasce anche il Ticino) i grandi fiumi Reno e Rodano quasi si toccano. Poi, il primo attraverserà le Alpi e l'Europa intera, fino ad arrivare al mare del Nord, generando numerose città-porto: finite le alture, allo sbocco in pianura, Bonn, Colonia, Dusseldorf, Duisburg (una delle aree più industrializzate del mondo); quindi, sulla costa, il porto di Rotterdam. Il Rodano invece (dopo aver generato Ginevra e Lione) piegherà verso il Mare Mediterraneo, nel golfo de! Leone, là dove si trova il porto di Marsiglia.

Le acque di questi due importanti fiumi si innestano all'interno della struttura che ha nel Danubio il suo asse principale e che si innerva nell'intera Europa soprattutto grazie ai grandi ghiacciai delle Alpi. Tale struttura si presenta come vero e proprio sistema portante del territorio europeo: attraverso essa i popoli sono penetrati in Europa e lì hanno iniziato a stabilirsi e a organizzare il territorio.

Fiumi e torrenti infatti sono capaci di penetrare la terra, di modificarla fino ad aprire in essa varchi: essi costituiscono dunque delle vere e proprie vie (ossia aperture, passaggi, tra la terra, i suoi massi e le sue foreste), e determinano gli itinerari.

Itinerari: "lungo i fiumi"

L'itinerario che passava per Sesto Calende permetteva da una parte l'accesso all'Adriatico (e quindi al mondo mediterraneo e medio-orientale) e dall'altra al centro e nord Europa. Tale funzione di ponte costituiva la "vocazione naturale" di quest'area, compresa tra Ticino e Adda. Vocazione che "viene pienamente valorizzata per la prima volta dalle popolazioni della civiltà di Golasecca nel corso della prima età del Ferro. Grazie al controllo delle vie d'acqua e dei valichi alpini infatti queste popolazioni diventarono gli intermediari dei commerci tra Greci ed Etruschi e i Celti transalpini".

La fondazione di Milano si inserisce all'interno di queste reti ampie. Essa infatti risale probabilmente al V secolo, ed ha numerose spiegazioni.
In quel periodo, infatti, i traffici con gli Etruschi si intensificano e Milano si inserisce all'interno di un percorso commerciale che comprende la neonata Genova e, sul fiume Mincio, la neonata Mantova. Inoltre, a partire dal secolo precedente, i tenitori della pianura, spopolati per ragioni climatiche fin dal IX secolo, tornano a popolarsi. Contemporaneamente, durante il v secolo, il centro di Sesto Calende-Golasecca-Castelletto Ticino viene abbandonato. Nel secolo successivo, anche Como entrerà in una fase di crisi.

A volte immagino gli abitanti dì Sesto Calende e di Como scendere lungo l'Olona e il Seveso, su imbarcazione o, lungo i loro argini, a piedi, portando gli oggetti più cari, e lasciando quelle città per questa.

Non so se questa immagine corrisponda al vero: probabilmente l'abbandono dei centri subalpini e collinari per la pianura è avvenuto nell'arco di più generazioni; e probabilmente esistevano già gruppi di persone, magari organizzati in piccoli villaggi temporanei, che attraversavano e si erano insediati nella zona di Milano. Tuttavia oggi appare indubbio il collegamento tra la nascita e il consolidamento di Milano in quanto centro di riferimento di un vasto territorio, e il declino prima di Sesto Calende e poi di Como.

Da questo momento, Milano acquisisce sempre più rilevanza, diventando nel corso del IV-III secolo il più importante insediamento gallico.

Nata dalle acque
All'inizio di acqua, a Milano, probabilmente ce n'era (e ce n'è) fin troppa.

Al suo centro, nel luogo dell'origine di ciò che oggi chiamiamo Milano, arrivavano fin dai tempi antichi le acque delle Groane: torrenti che nascevano nei boschi argillosi sopra Milano. Questi poi probabilmente confluivano nell'attuale Lambro meridionale, per congiungersi a S. Angelo Lodigiano con il Lambro Settentrionale e quindi al Po.

Sempre al suo centro, vi erano poi le acque del Seveso: corso d'acqua navigabile che si congiungeva (nel tratto a sud di Milano, poi chiamato Vettabbia) al Lambro Settentrionale là dove poi sorse Melegnano. Il Seveso permetteva il collegamento con i territori circostanti Como.

I fiumi Olona e Lambro, posti rispettivamente a occidente e a oriente del Seveso, confluivano anch'essi verso Milano, a una distanza di circa cinque/sei chilometri dall'attuale piazza Duomo: il primo, via di comunicazione con gli insediamenti del Lago Maggiore; il secondo, con la serie di pìccoli laghi posti tra Como e Lecco. Il territorio attorno e sopra Milano è cosparso di tracce di insediamenti riconducibili al periodo e alla cultura di Golasecca.

Fino a un certo punto della storia (ma dovremmo dire fin dai primordi della storia) non ha molto senso parlare di Milano se non in riferimento a un territorio ampio, posto lungo la fascia delle risorgive, attraversato da questi fiumi e da una serie fìtta di torrenti. In questo contesto alcune alture, anche se soltanto di alcuni metri, rappresentavano certamente il luogo in cui sostare e magari insediarsi.

A noi sfugge sapere perché a un certo punto siano state le alture su cui oggi sono collocati edifici importanti e simbolici (forse i più importanti e simbolici) quali la Scala, la Biblioteca Ambrosiana e la Banca d'Italia, il Castello Sforzesco, ad essere scelte tra altre forse equivalenti per iniziare quel meraviglioso processo che fa di un gruppo di case una metropoli; forse l'incontro di più vie. Forse la facilità di attingere alle acque in modo sicuro, forse una serie complessa di elementi percepiti anche secondo una sensibilità religiosa (ma quale sensibilità, se si tratta di collegare persone a luoghi, non è religiosa?).

Sull'argine
Possiamo pensare la collocazione del centro originario di Milano esattamente sul confine tra la terra asciutta e la terra sommersa dalle acque. Magari proprio in un punto in cui la terra tracciava una sorta di promontorio. In questo senso, Milano si presentava probabilmente come un porto: il luogo contemporaneamente più vicino e tuttavia più sicuro rispetto alla palude.
Ancora oggi tale linea di demarcazione è ben visibile alle diverse scale.
Le carte dell'Istituto Geografico Militare mostrano per esempio, tra l'attuale via Larga e la poco distante piazza Duomo, una differenza altimetrica di 4,30 metri: una scarpata importante, se consideriamo quelli che sono i normali dislivelli tra bacini e argini.

Un dislivello ancora maggiore lo si può ancora oggi cogliere per quanto riguarda l'altro centro di Milano, quello ancora più antico, risalente al periodo di Golasecca, su cui poi i romani si inserirono creando il loro sistema di cardo e decumano. L'analisi stratigrafica mostra chiaramente come tale dislivello non sia unicamente dovuto al materiale depositato nei secoli dai diversi insediamenti umani: la differenza tra la zona dove i primi abitanti si sono insediati e i territori (paludosi?) appena a sud e ad est, supera ovunque i tre metri. Da questa parte, la scarpata presenta ancora oggi grandi differenze (come quella tra piazza S. Alessandro e vìa Olmetto).
Scendendo lungo via Torino, l'impressione è chiara: tenendo sulla destra tale nucleo, che si sviluppa attorno a piazza S. Sepolcro, si percepisce chiaramente il graduale dislivello che conduce fino all'attuale piazza Vetra, che per secoli è stata il punto di arrivo dei canali che attraversavano e cingevano la città.

Non stiamo parlando di colline (Milano non è Roma, né Istanbul), ma di piccole alture, dislivelli lievi che tuttavia, in presenza di numerose acque, diventano determinanti. Alcune vedute soprattutto dell'Ottocento (mi è capitato di vederne alcune nei negozi di stampe antiche) raffigurano Milano come posta su una altura: visione forse idealizzante e non del tutto oggettiva, ma per certi aspetti più vicina alla natura del luogo di quanto lo siano le più moderne mappe territoriali; più aderente alle sue origini (forse dovemmo dire al suo principio) che consistevano probabilmente nell'essere un luogo vicinissmo alle acque (quasi circondato) e contemporaneamente elevato rispetto ad esse.

Si tenga presente che le altimetrie presenti all'interno di Milano seguono e quasi amplificano la più generale matrice entro cui Milano è collocata. Posizione che può essere letta in diversi modi: da una parte, essa si trova nel centro di una sorta di lieve vallata (il bacino Lambro-Seveso-Olona) all'interno della quale convergono numerosi corsi d'acqua. Contemporaneamente, essa segue il più generale andamento che va da nord-ovest verso sud-est: grande matrice dell'intero territorio, che condiziona lo scorrere delle acque e la conseguente nascita delle grandi vie storiche (prima fra tutte, quella Sempione-Adriatico).

Milano, inoltre, si trova al centro della zona in cui le acque sotterranee provenienti dai ghiacciai montani riemergono: possibilità quasi miracolosa (in quanto dono straordinario), per gli uomini, di disporre di acque fresche pure e limpide, a portata di mano e senza i pericoli che caratterizzano invece i grandi fiumi. Comunque, è in questo luogo che nasce l'oppidum (insediamento) insubre: di esso sappiamo pochissimo, ma certamente aveva un'organizzazione spaziale "definita dai canali e dalle importanti vie di comunicazione terrestri che, dipartendosi a raggiera dal centro dell'abitato, ne faceva un fondamentale nodo di traffici commerciali già in età protostorica" e "la zona interessata dal nucleo protostorico doveva occupare il punto più elevato".

Racconta Tito Livio che Milano fu fondata da gruppi di Galli provenienti dal centro dell'attuale Francia, dopo che questi sconfissero gli Etruschi presso il Ticino: ancora una volta è l'acqua a fare da confine e a permettere l'accesso. Passato il fiume, ai Galli di Belloveso non restava che scegliere il luogo più adatto.

Come abbiamo già accennato, probabilmente il loro insediamento è avvenuto in più riprese e in più luoghi. Fatto sta che da un certo momento in poi, secondo gli studiosi dal IV secolo a.C. Milano iniziò a diventare il centro di questo territorio. Ma, per comprendere Milano, quanto si può tornare indietro? Potenzialmente, questo viaggio a ritroso non ha limiti.

Gli scavi condotti nel centro della città o appena fuori hanno portato alla luce oggetti che risalgono al 1600 a.C. E noi sappiamo che già prima, le persone attraversavano e vivevano in questo territorio, anche se il loro tipo di vita (gli oggetti e gli artefatti attraverso cui si relazionavano al mondo) non ha lasciato tracce durature e oggi evidenti. Tuttavia, abbiamo detto, è dal IV secolo a.C. che la città appare nel suo carattere urbano.

Il centro di tale città doveva dipanarsi attorno a piazza S. Sepolcro, proprio dove poi i romani costruirono l'incrocio tra Cardo e Decumano.
Oggi qui sorge la Biblioteca Ambrosiana (una biblioteca molto importante contenente molti tesori, tra cui i manoscritti di Leonardo raccolti nel Codice Atlantico): gli scavi condotti al suo interno hanno rivelato l'esistenza del foro romano in pietra di Verona: "per realizzare la pavimentazione, probabilmente entro la prima metà del I secolo d.C., venne raso al suolo un quartiere di abitazioni in legno di cui si sono registrate le tracce in negativo costituite dai buchi dì palo e solchi per travi, e si sono documentati i focolari".
Tale quartiere è riferibile presumibilmente al V secolo a.C. (Golasecca III A) ed era di un'estensione pari a 12 ettari.
L'uso di tecniche edilizie e di materiali "poveri" (legno e terra), molto diversi da quelli impiegati nel mondo classico, spiega la definizione di villaggio generalmente attribuita a questi centri protourbani.

Milano: cerchi e acque
All'origine (e anche oggi) gli uomini si rapportarono alle acque che in quel luogo non solo scorrevano copiose, ma anche sgorgavano in più punti. Asciugare, concentrare, incanalare, proteggersi con l'ac qua: erano operazioni quotidiane, compiute a livello sia personale che collettivo.
Non sappiamo quando iniziarono le prime opere di modificazione dei corsi d'acqua.
Alcuni suppongono che fin da tempi antichissimi (ben prima del V secolo a.C.) ci fosse a Milano un luogo sacro, con centro nell'odierna piazza della Scala, a forma di cerchio o meglio di ellisse, circondata forse da un fossato.

Tutti concordano che nel periodo di Golasecca, nel V secolo, l'abitato fosse nell'area attorno all'attuale piazza S. Sepolcro, e gli archeologi hanno trovato le prove dell'esistenza di alcuni fossati. Comunque sia, ancora oggi, in una qualsiasi mappa cittadina, è possibile rintracciare la rotondità delle acque in molti luoghi dell'attuale centro di Milano; prima di tutto, in forma di ellisse, attorno a questi due luoghi (piazza della Scala e piazza S. Sepolcro). Con ogni probabilità, al di là e assieme agli aspetti simbolici, queste forme rappresentavano le prime forme con cui sono state arginate le acque e quindi separate le terre: primo gesto (per questo sacro e fondativo) con cui le comunità stabiliscono un dentro e un fuori. Nascita di un luogo: peccato originario e azzardo. Stabilimento di un ordine che è insieme sociale e territoriale, se non cosmico. E se oggi non sono presenti in modo esplicito segni dell'antichità come avviene invece in altre città, è pur vero che nella veloce evoluzione delle sue forme sociali e materiali, Milano porta comunque inscritte le matrici di tale processo.

Come accennato prima, l'edificio a forma di ellisse posto forse inconsciamente nel luogo che rende Milano famosa nel mondo in quanto luogo di Musica, letto in quest'ottica, si presenta in straordinaria continuità con il passato più antico. Anche le vicende ricorrenti di piazza S. Sepolcro, dove tra l'altro è nato il Fascismo, raccontano le origini antiche di Milano, risalendo fino al suo principio. Ma questa è un'altra storia.








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